E’ da tempo immemorabile che il Sant’Angelo non riesce ad essere il vero Sant’Angelo, ossia una squadra che lotta per il vertice del campionato d’appartenenza: l’ultima bella avventura in un torneo “tosto” è datata 2003, quando la squadra guidata da mister Maurizio Tassi sfiorò una clamorosa promozione in Serie C/2, svanita a causa del “pasticciaccio brutto” (come direbbe Carlo Emilio Gadda) consumatosi col Rodendo Saiano, quando la giustizia divenne… strana. Da allora, si sono avuti, nell’ordine, un ultimo posto in Serie D, un anonimo campionato in Eccellenza, e una retrocessione in Promozione, con annesso rischio di cancellazione. La nuova avventura, iniziata nell’estate 2006, partì male, per poi finire in crescendo: onore ai ragazzi della stagione 2006/’07, ma i gloriosi fasti a cui i barasini sono abituati mancano da ormai cinque anni. Con la nuova società, formata da gente in gamba che ha continuato sul solco lasciato dalla precedente (nonché coraggiosa ed altrettanto capace) gestione, si è sperato in un grande torneo, non tanto perché tale fosse l’obiettivo prefissato, ma per la campagna acquisti: invece, dopo cinque gare, si è fermi ad un punto, e il ritrovato entusiasmo sorto la scorsa estate si è trasformato in delusione. I tifosi, che attendevano di poter tornare ad esultare al “Chiesa”, sono delusi, con la delusione che, a volte, sfocia nella rabbia, in una caccia alle streghe alla ricerca dei colpevoli dell’attuale (attuale, ma chi mal comincia, non è detto che…) disastro: ciò è comprensibile, dopo anni di delusioni, e chi di dovere non dovrebbe sconvolgersi, per ovvi motivi. Il primo è che, conoscendo Sant’Angelo, sanno che ciò è logico, il secondo è legato al tifo: i tifosi, infatti, sono divisi in tre categorie, ossia il “pro”, il “contro” e il “neutro”. Quando le cose vanno male, il neutro se ne frega, il contro ride, mentre il pro s’arrabbia come una bestia, poiché è dispiaciuto nel vedere la sua squadra andare male: la critica, contesta (civilmente), ma non la mollerà, perché spera sempre che tutto si risolva. Alcune dirigenze si vantano d’avere dei tifosi che non contestano mai: ottimo, ma bisogna ricordare che chi non contesta e non s’arrabbia perché le cose vanno male, lo fa o perché se ne frega o perché non ci tiene molto… Quindi, ben vengano le critiche, se esse sono costruttive e dimostrano che la squadra ha un seguito! “Più ti critichiamo e più ti amiamo”, recitava uno striscione esposto in un noto stadio della Venezia Giulia: già, un vero tifoso, dopo una sconfitta, s’incazza come una bestia per il KO, ma subito dopo torna a seguire la squadra, più di prima, appunto perché è nei momenti difficili che si vedono i veri tifosi. Cosa fecero i tifosi milanisti, ai tempi della Serie B? Abbandonarono la squadra? No, la incitarono, più di prima. Ora, senza voler paragonare il Sant’Angelo al Milan (ci mancherebbe), i tifosi dovrebbero dimostrare di essere tali, continuando a seguire la squadra anche quando (a detta di alcuni) non se lo merita. Alcuni lo hanno dimostrato, tifando o criticando, ma la domanda sorge spontanea: dove sono tutti i tifosi che seguivano il Sant’Angelo nell’indimenticabile annata 1998/’99? Erano in mille, ora sono meno della metà: è triste affermarlo, ma è così. E lo dice uno che era tra i pochi a vedere un certo Sant’Angelo-Colorno, ultima giornata del campionato 1990/’91, quando i rossoneri (da sempre ultimi) vincendo per 3-1 raggiunsero il penultimo posto, scavalcando lo stesso Colorno. Quel giorno segnò il suo ultimo goal in rossonero un tale (si fa per dire, ovviamente) Daniele Rusconi: bei tempi, si era sempre in fondo alla classifica, ma in Interregionale, non in Eccellenza (che allora ancora non esisteva, poiché sorse nel 1991/’92)…
Giorgio Darsa
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