lunedì 23 maggio 2011

Ciao, guerriero

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domenica 22 maggio 2011

Quanto ci dispiace...

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sabato 21 maggio 2011

Marco "Rume" Guarnieri: Un grande uomo, un grande giocatore

È un giorno malinconico per il calcio dilettantistico lodigiano. Marco Guarnieri appende le scarpe al chiodo e come ogni stella degna di tal nome decide di farlo quando la propria luce è ancora bella intensa nel firmamento: nessuna lotta ostinata contro il tempo, il momento delle scelte arriva e l’importante è saperlo cogliere. Guarnieri, insignito la settimana scorsa dai fedelissimi barasini del Club del Ponte del premio alla memoria di Enzo Scaini, saluta dunque tutti dopo aver ricevuto un riconoscimento che è la ciliegina sulla dolce torta dei tanti anni dedicati al pallone, Oscar a una carriera passata sui campi a fare gol (150 nei soli campionati, malgradoabbia agito raramente da attaccante puro) e a inseguire avversari (la sua prerogativa è stata proprio quella della generosità).Quasi 500 partite nei tredici anni al Fanfulla inframmezzati dalle due stagioni al Pergo e al Fiorenzuola per giungere, da tre anni a questa parte, in riva al Lambro sulla sponda santangiolina. Un “salto” forse inatteso, ma non per questo meno carico di nuove soddisfazioni: è sufficiente ripensare ai 21 gol della stagione scorsa nella quale Guarnieri è stato trascinatore del Sant'Angelo tornato in Eccellenza, per trovare conferma. Poi, in una domenica cupa, fredda e piovosa alle pendici delle montagne varesine, la dolorosa e brusca fine del viaggio cominciato 18 anni prima quando, 17enne, lasciò l’Azzurra per tuffarsi nel calcio che contava della “Dossenina”. A Besozzo contro il Verbano, era il 13 marzo, Guarnieri cadde a terra in un contrasto come tanti con tal Broccanello, ma rimase a terra e l’esperta mano del massaggiatore Silvano Magri subito tastò che si trattava di roba seria: frattura scomposta al perone della gamba sinistra, fu infatti la tremenda diagnosi. «A 35 anni credo che sia la volta buona per smettere - spiega adesso “Rume” - perché io pretendo sempre il massimo da me stesso e il solo pensiero di una stagione di sofferenza, col rischio di diventare un peso per squadra e società, è intollerabile. Il Sant'Angelo mi ha proposto di rimanere, ma ho declinato l’invito ringraziando comunque una società fantastica».Il legame con la piazza barasina è stato sin da subito fortissimo, basti pensare che proprio in questi giorni la dirigenza gli ha offerto la possibilità di restare all’interno della struttura Sant'Angelo anche in altre vesti: «Per ora ho detto di no - rivela l’ormai ex capitano rossonero - in quanto ho deciso di prendermi una pausa e guarire bene dopo l’operazione alla gamba. Ringrazio comunque di cuore Giuseppe Roveda e Cristiano Devecchi (rispettivamente presidente e direttore generale del Sant'Angelo, ndr), due persone vere che fanno della passione più pura il loro credo calcistico. Loro e i tifosimi hanno fatto innamorare della piazza barasina». E detto da un grande ex alfiere del Fanfulla... «Non ho mai nascosto di essermi lasciato male con l'ambiente bianconero - ricorda - e questi tre anni a Sant'Angelo hanno rafforzato in me alcune convinzioni. Odio essere retorico, ma la riconoscenza e l’umanità sono merci difficilissime da trovare, specialmente nel calcio, e io ho avuto la fortuna di incontrarle al “Chiesa”».Dall’alto di una carriera quasi ventennale e qualcosa come 150 gol, Guarnieri può permettersi di spiccare il volo e valutare da una posizione privilegiata i contorni di una vita trascorsa a sgambettare sul prato verde. L’allenatore più affine, i compagni più significativi, un raffronto tra il calcio di ieri e quello di oggi: i suoi pensieri, come si addice a chi può vantare del sale in zucca, mai scadono nella banalità. «Di mister ne ho avuti tanti, alcuni davvero preparati e altri meno, ma se devo fare un nome dico Diego Dellagiovanna. Un allenatore dotato di un’umanità incredibile, uno davvero capace di gestire un gruppo oltre a disporre delle doti tecniche di cui ha dato prova. Il suo unico difetto, se proprio devo, è di non sapersi vendere bene come invece sanno fare molti suoi colleghi che anch’io ho avuto come allenatori: gente scaltra a mascherare gli insuccessi e lesta a pavoneggiarsi quando le cose filano lisce». E se le orecchie di qualcuno avranno preso a fischiare, altri si allieteranno perché Guarnieri non dimentica ad esempio l'altro Dellagiovanna, il leggendario Silvio del Fanfulla: «Uno che anche se non toccava una palla per tutta la partita, alla prima mezza occasione di segnare non perdonava», ricorda, o sempre alla “Dossenina” la grinta e il cuore di Ciceri e Fettolini passando per la classe del trequartista Melotti nella stagione a Fiorenzuola. Quanto al calcio d’oggi, “Rume” si congeda con una riflessione: «Specie all'inizio della mia carriera c’era maggior rispetto e i valori erano più marcati rispetto a oggi, ma credo che sia una tendenza generale e non solo calcistica». Nostalgia canaglia? Forse per lui, di certo per tanti appassionati di calcio lodigiani, d’ora in avanti orfani dalle sue infinite corse e del suo sinistro implacabile. Ciao, Marco Guarnieri.
Matteo Talpo da Il Cittadino

sabato 7 maggio 2011

Votazioni chiuse

domenica 1 maggio 2011

Un primo maggio soporifero

Trasferta lontana e priva di qualsiasi interesse, un Matteo Talpo dirottato a seguire un'altra partita, vittima di una redazione bolscevica dove la maggior parte degli inviati ha preferito festeggiare il primo maggio, siamo costretti a chiedere informazioni sul risultato dal nostro segretario (per la cronaca, perso uno a zero su rigore). Non sapendo cosa fare, abbiamo preso la cervellotica decisione di seguire una partita sulla carta più combattuta: Bano-Sommese. Durante il tragitto, il pensiero comune era renderci conto che andare a vedere una parita a Sancolombano significava essere caduti davvero in basso. In effetti è così.
Partita soporifera nel primo tempo, con lanci lunghi dalla difesa in stile seconda divisione scozzeze, nella ripresa grazie al risultato che vedeva soccombere la Vergiatese (a pari punti in classifica), tra gli sbadigli, le dormite generali e il sospetto di un mega biscottone, l'unica nota da segnalare è questa giubbina in pelle di un motociclista venuto da Somma (vedi foto) e l'abbaiare stizzito di un barboncino presente in tribuna, anche lui indispettito per alcune decisioni arbitrali a favore della squadra locale.
Dai nostri inviati Joe e Tom